Nextdoor, il social di quartiere

Un altro social. Arrivato in Italia già da quasi un anno, si sta espandendo e presto vedremo se avrà le carte in regola per diventare un successo.
L’idea di Nextdoor (lanciata negli USA nel 2011) è di costituire un social di quartiere, in qualche modo riprendendo i gruppi delle social street che si sono sviluppati su facebook. Qui si usa solo l’app, non è disponibile la versione desktop.
Su Nextdoor non trovi gli amici di scuola persi di vista nel tempo, ma i vicini di casa, che probabilmente non conosci. E a cui puoi chiedere di dare da mangiare al gatto durante il fine settimana in cui sei in vacanza, se il nuovo ristorante sotto casa è buono o un consiglio per trovare un idraulico alle 7 di sera. L’area è limitata al quartiere in cui si risiede, eventualmente espandibile alla zona confinante.

Nextdoor

È veramente un social di quartiere: per registrarsi si deve verificare la propria posizione geografica tramite un numero di telefono fisso o facendosi recapitare una cartolina a casa. È stato introdotto anche il geoposizionamento tramite cellulare, cosa che lascia qualche dubbio, anche se è senz’altro una soluzione molto pratica.
Una volta ammessi si devono inserire le proprie informazioni, quali indirizzo, da quanto tempo si è residente, competenze e interessi, che cosa si può offrire agli altri.
Non si è tenuti a fornire servizi in cambio di altri, ma sono informazioni che servono per presentarsi alla comunità.

Che cosa si può fare in Nextdoor? Pubblicare annunci nella bacheca del quartiere, scrivere messaggi privati ai vicini di casa, commentare i post.
Quindi l’idea è di vedersi per un aperitivo, chiedere aiuto per trovare l’animale scappato di casa, chiedere in prestito l’aspirapolvere o promuovere le proprie attività con un po’ di astuti sottili messaggi…

Nextdoor è gratuito e basa i suoi guadagni sulla pubblicità.

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